The Spunk Archive
Spunk Home Page Subject Catalog Directory Catalog Up a level

abstract

-----------------------------------------------------------------------------
Usually each issue of rAn is composed by a series of articles about to a single matter watch from different point of view (what we call "autopsies") and by other different materials divided in: drops, domino, tunings, fetishes & comments.
This summer instead, the number of rAn has been prepared collecting chaotically very different arguments; there is not a central theme, it is in fact a "special" issue.
We propose articles about the fascism, with an exclusive reportage, and about the conformism in the age of the government of the leftwing; the do-it-yourself corner dedicated to old and new situationists and an article about the comics "Anarchy vs Batman".
-----------------------------------------------------------------------------

=========================

rAn, n.10, settembre 1996

=========================

per la liberazione dell'intelligenza

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Come ben sanno i lettori piu' attenti, di solito ogni numero di rAn e' composto da una serie di articoli che ruotano intorno ad un unico argomento visto da diverse angolazioni (quelle che noi chiamiamo "autopsie"*) e da vario altro materiale suddiviso per "rubriche" piu' o meno fisse: gocce, domino, sintonie, feticci & commenti.

Questo numero estivo di rAn e' invece stato caoticamente messo insieme utlizzando materiali anche molto diversi fra loro, e non ha quindi un tema centrale, e' infatti una via di mezzo fra un numero "speciale" ed un esperimento.

Ci occupiamo, a modo nostro, di fascismo, con un avventuroso reportage di prima mano, e del conformismo nell'epoca del governo del centrosinistra; ritornano le "distruzioni per l'uso" dedicate ai situazionisti vecchi e nuovi. Imperdibili i feticci.

Speriamo comunque che qualcuno scopra quale fra gli adesivi riprodotti come illustrazioni di questo numero NON e' originale, nel senso che e' stato appositamente prodotto per l'occasione dal reparto di controguerriglia psicologica di rAn.

* Sembra, ma il fatto e' del tutto casuale, che Polibio, uno storico del periodo ellenista, dicesse che una documentazione doveva essere supportata da quella che lui chiamava autopsia, un termine che forse potrebbe essere tradotto con esperienza diretta.

********************************************************************************

BATMAN CONTRO ANARKY

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Periodicamente, la mancanza di idee della stampa, ci ripropone dei veri e propri tormentoni, uno dei piu' simpatici e' quello dei fumetti e della loro valenza "politica", anche se il tutto si riduce di solito alla penosa questione: "il tale personaggio (o serie) e' di destra o di sinistra?"

Uno degli ultimi casi, in ordine di tempo, e' quello a proposito della pretesa appropriazione da parte della destra di Corto Maltese, il personaggio creato da Hugo Pratt, nonostante la sua immagine campeggiasse in formato gigante sul palco del concerto sindacale del I Maggio scorso.

Abbiamo rimandato piu' volte un numero di rAn sui fumetti e, probabilmente, prima o poi lo faremo, questa volta ci limitiamo a segnalare una avventura del Cavaliere Oscuro con la partecipazione di un personaggio che vale la pena di far conoscere, anche se non ci sembra certo un modello da imitare.

Recentemente e' stato pubblicato, un albo di Batman (BATMAN n.16, Gennaio 1996) con un personaggio mai comparso prima in Italia: Anarky.

La storia non e' granche': racconta di un ragazzotto ingenuo con strane idee "anarchiche" che finisce per aiutare inconsapevolmente un malefico personaggio il cui scopo e' quello della distruzione della citta' di Gotham (un classico). Dopo qualche tavola senza particolari brividi, Anarky si sacrifica per salvare Batman e la citta' e scompare in modo da poter eventualmente "risorgere" in un prossimo futuro.

La migliore battuta della storia e' quella del padre del giovane che, frugando fra le sue cose, dice: "Dovrebbe nascondere copie di Playboy, e non libri di Bakunin, Marx e Andy Rand" (quest'ultimo nome forse deve essere un errore della traduzione e va letto come Ayn Rand, la teorica dell'anarcocapitalismo).

La curiosita' per questo personaggio, ci ha spinto a cercare le sue origini. Eccole, in esclusiva, per i lettori di rAn.

Il personaggio di Anarky e' comparso per la prima volta su "Detective Comics" (n.608-609) del 1989, con una storia dal titolo "Anarky in Gotham City".

Le sue prime parole (in realta' sono dei pensieri 'fuori campo') sono dedicate a tale Scudder Klyce, scrittore, autore di "Universe", un libro nel quale "tenta l'impossibile: unificare tutte le conoscenze" scoprendo cosi' "il segreto dell'Universo", una cosa di una semplicita' persino banale: "l'uomo comune ha sempre ragione" e "la voce del popolo e' la voce di Dio". Con quest'ultima 'perla' compare Anarky: lungo mantello rosso a coprire una calzamaglia dello stesso colore, una maschera dorata (tipo teatrale) ed un cappellaccio con una A cerchiata disegnata sopra, giusto per farlo capire a tutti.

La sua prima azione e' quella di punire un cantante rock che traffica droga e che e' riuscito fortunosamente a sfuggire a Batman; grazie ad un bastone elettrico riesce a mettere ko il pusher e lo abbandona in un vicolo dopo aver disegnato con lo spray due A cerchiate ed una scritta sul muro: "la voce del popolo e' la voce di Dio, e dove si puo' ascoltare meglio che sulle colonne di un giornale popolare, questa voce?"

Anarky basa infatti le sue azioni sulle lettere di denuncia ai giornali fatte da persone comuni, la prima contro il casino fatto da una discoteca rock (quella dove si esibiva il rockpusher di cui sopra) e la seconda contro l'inquinamento di una industria chimica.

E' dotato di una bombetta (nel senso della classica piccola bomba con miccia) con tanto di A cerchiata disegnata sopra (sempre per i piu' stupidi) che pero' rilascia solo un gas soporifero che utilizza per introdursi nell'industria e sequestrarne il padrone.

Una cassetta video mostra la sua azione alla tv di Gotham: "Voi tutti siete o parte della soluzione o del problema. Scrutate nel vostro cuore e scegliete bene... per voi che siete nemici del popolo... Anarky vi scovera' e vi distruggera'!"

L'A cerchiata ricompare in occasione della posa della prima pietra di un edificio della Banca di Gotham costruito su un terreno dove invece erano necessarie abitazioni per gli homeless. Ed e' appunto contro questo edificio in costruzione che si scaglia Anarky alla testa di un piccolo gruppo di dropouts; interviene Batman, ma viene attaccato dai senzatetto che permettono cosi' la fuga di Anarky.

Ma Anarky e' ferito e si rifugia nell'ufficio dove lavora suo padre che ha appena scoperto la verita' sul figlio (un quindicenne) e che cerca inutilmente di convincere Batman di essere egli stesso Anarky.

La fine della storia vede Anarky scoperto ed avviato verso l'ospedale (e poi il riformatorio, vedi il seguito) e Batman che dice: "Voleva solo mettere a posto il mondo, ed io non riesco a trovare nessuna ragione per avercela con lui per questo."

Nella vignetta finale si scopre che Anarky, benche' ferito, e' riuscito a disegnare una enorme A cerchiata sul mantello di Batman.

Come si puo' capire anche solo dalle citazioni sparse nelle tavole, l'ideologia di questo personaggio si avvicina piu' all'anarcocapitalismo che all'anarchismo contribuendo a consolidare una confusione molto comune negli Usa. L'immagine del personaggio dal punto di vista della rappresentazione grafica (cappello, maschera e mantello) e' fin troppo simile a quello, di tutt'altro spessore, creato nel fumetto "V per Vendetta", che gia' abbiamo segnalato su un precedente numero di rAn e al quale rimandiamo per un confronto coloro che vogliono scoprire la differenza fra un personaggio anarchico, seppure un po' troppo romantico ed un seguace del pensiero "liberale, libertario e liberista", una ideologia che continua a sembrarci tutt'altra cosa.

Pepsy

********************************************************************************

UN COMPLEANNO RIVOLTANTE

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Ormai ogni estate, ai primi di agosto, in occasione dei "Giorni del Caos" ad Hannover e dintorni, il PUNK torna a fare irruzione sulle stanche e sudaticce pagine della cronaca vacanziera.

L'occasione per i giornalisti e' particolarmente ghiotta: da una parte la cosiddetta normalita' FERIE - ESODO - FAMIGLIA - AUTO - SPIAGGE - OMBRELLONI, dall'altra il DISORDINE, il RIFIUTO DEL LAVORO, l'EXTRALEGALITA'; ed e' ovviamente sottinteso quale e' per loro, benpensanti, la societa' sana e quella malata, irrazionale, deviante.

A venti anni esatti dalle sue prime apparizioni il PUNK e' ancora questo. Si e' cercato di reprimerlo con poliziotti e sociologhi, di mercificarlo come moda, di ridurlo a macchietta, di fargli il funerale in anticipo; ma il punk non e' morto e continua ad esprimere una rivolta allo stesso tempo sociale, estetica ed esistenziale che nessuna dimensione politica - neppure quella anarchica - e' riuscita a fare propria e ad assorbire.

Questo e' l'aspetto piu' interessante della storia del punk; provos, beatniks, hippies, freaks, indiani metropolitani, rappers sono stati tutti piu' o meno assorbiti e metabolizzati dalla cultura dominante, mentre il punk rimane l'unica tendenza controculturale che, malgrado tutto, e' riuscita a mantenere una sua aggressiva identita' antagonista, partecipando ad innumerevoli occupazioni e alle lotte antimilitariste, antifasciste, antinucleari sostenute dall'opposizione sociale. E non e' certo un caso che dalla meta' degli anni '80 i "teppisti" informatici hanno assunto il nomignolo ormai universale di CYBER-PUNKS.

Non e' intenzione di chi scrive interpretare la complessa e vasta fenomenologia punk (c'hanno provato gia' in troppi con risultati quasi sempre patetici, come si puo' vedere nella GALLERIA DEGLI ORRORI che segue), ma se c'e' un segreto in questa vitalita' e' da ricercare sicuramente nel RIFIUTO PUNX di scriversi addosso e di dare spiegazioni a chi pretendeva di fargli l'esame, insegnando in questo modo qualcosa a tutti i sovversivi.

Comunque, TANTI AUGURI, di kuore.

Kassandra

********************************************************************************

GALLERIA DEGLI ORRORI

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

...Per sovrappiu' una comparsa inquietante per gli inglesi: i punks. Giovanotti e ragazze che si infilano spilli di sicurezza nelle guance, si travestono in modi stravaganti e costituiscono agli occhi degli psicologi e dei politologi un pericoloso esempio di sadomasochismo intellettuale, tipico della gioventu', che non avendo piu' ideali plausibili da seguire, si sfoga nell'esibizionismo doloroso, nel fachirismo fine a se stesso e che, tutto sommato, prepara gli eserciti per i prossimi consumatori di droga sul nuovo mercato dei valori irrazionali, quello degli stupefacenti. Come tutti coloro che non hanno idee, si applicano a far danni: "Voglio distruggere" e' il loro motto, come quello degli angry young men, da lungo assorbiti.

Cicale violente in un mondo di formiche sazie o quasi.
[Di anno in anno, Edizione 1978, Fabbri Editori]

Pochi vanno a scuola: o lavorano o sbarcano il lunario come possono (...) Divisa: anfibi neri, pantaloni neri con cerniere, chiodo borchiato con le scritte (...) I capelli sono nerissimi o colorati con tinte vivaci, spesso a chiazze (...) Spilloni nel naso o nelle guance sono in netto calo. Politica: anarchici e pacifisti. Danza: il Pogo (saltano come matti e improvvisano caroselli in tondo spingendosi l'uno contro l'altro a corpo morto). Droghe: tanto alcool, specialmente birra che costa meno dei super-alcolici. Niente o poco vino. Vogliono essere in pista: va bene anche anfetamina, cocaina, inalazioni degli effluvi delle colle industriali.

[da un articolo di Paolo Calvani sul "look" giovanile, su DUEPIU', 1984]

I punk li riconosci perche' vestono con giubbotto nero con varie cerniere, capelli tagliati ispidi, spesso colorati (...) A loro fa schifo la famiglia, sono contro il vuoto della vita. Pero' molti di loro ci vivono nella famiglia, vanno a scuola, talora lavorano - in nero - ma lavorano. Al di la' dei programmi di tetro esistenzialismo i punk sono pacifici, antinucleari, antifascisti, antimilitaristi, anarchici, nichilisti. Ascoltano dischi e rifiutano sia la guerra che la pace "vostra". Non sono criminali ma al piu' devianti, tanto che consumano droga leggera ma si battono contro l'eroina.

[Gennaro Francione, DELINQUENZA GIOVANILE. Cose da sapere, Edizioni Gee, Roma 1994]

Per i pochi, iniziali Punk italiani, la vita e' dura. I tempi non sono maturi per una sterzata cosi' radicale dei costumi adolescenziali. Il 2 febbraio del '77, poi, ha inizio il cosiddetto "movimento del '77", con conseguente esasperazione dei conflitti tra "rossi" e "neri". In questo clima sempre piu' plumbeo, i Punk e la loro filosofia anarchico-nichilista sono incompresi, se non guardati con diffidenza (...) Lo slogan "there is no future for you", che Rotten rivolgeva ad una monarchia in declino, se rivolto alle migliaia di giovani che si stanno dando battaglia per le strade e nelle scuole, diventa un urlo apolitico di ribellione contro lo status quo adolescenziale degli ultimi anni; l'inno di battaglia di una nuova generazione brutta, sporca e cattiva che si sta faticosamente facendo largo in vista di un passaggio di testimone che avverra' in pieno solo negli anni Ottanta.

[F. Donadio - M. Giannotti, TEDDY-BOYS ROCKETTARI E CYBERPUNK, Editori Riuniti, Roma 1996]

********************************************************************************

GOCCE

^^^^^

Pol Pot ce l'ha insegnato. Pol Pot e' vivo... o forse no, ma sicuramente vive nell'informazione internazionale ogni volta che, ad arte, ne viene annunciata la morte. Cosi', come la politica della "Kampuchea Democratica" si e' nutrita del sangue dei "nemici del popolo", veri o presunti, analogamente lo spettro di Pol Pot e' tenuto in vita dal mistero della sua morte, trasformandolo in mito.

E da questo punto di vista e' estremamente interessante in tema di comunicazione, anche se il capo dei "Khmer Rossi" e' e rimane un boia. Pol Pot - il cui vero nome sembra essere Saloth Sar - non ha mai cercato i mass-media; di lui si sa ben poco (dovrebbe avere, si dice, 68 anni) ed esistono pochissime immagini, dal 1980 non ha rilasciato piu' alcuna intervista, nonostante che vari network televisivi americani gli abbiano offerto sino a 500 mila dollari.

Stregati da tale "invisibilita'", i mass-media occidentali non hanno mai smesso di cercarlo, tanto che c'e' stato pure chi, senza un avanzo di prova, ha raccontato di averlo intervistato nel cuore della foresta cambogiana ed ogni volta che e' stata fatta trapelare la notizia di una sua presunta scomparsa, stampa e tv di tutto il mondo hanno abboccato senza difficolta'.

In questi anni e' stato dato per defunto a Bangkok, Pechino, Pailin, Phnom Malai, vittima di attentati, di tradimenti o della malaria, e sono state raccontate le cose piu' assurde, dal suo girare indisturbato per le campagne su auto di lusso al suo secondo matrimonio con una donna assai piu' giovane.

Non si conoscono neppure, con un minimo di attendibilita', le cifre delle stragi compiute dal suo regime dal 1975 al 1979: si va da 800 mila (il manifesto) a 3 milioni (Avvenire), mentre qualche partitino maoista sostiene imperturbabile che si tratta soltanto di montature dell'imperialismo, elemosinando uno spazietto su una patetica emittente locale.

---

A volte ritornano (ancora!). Mentre segnaliamo con piacere la nuova scomparsa del "Male", inopinatamente resuscitato qualche mese addietro (vedi anche lo scorso numero di rAn) non possiamo fare a meno di segnalare la persistente abitudine di rimettere in circolazione altri "cadaveri eccellenti".

Questa volta tocca a "Re Nudo" che, a ventisette anni dalla nascita ed a quindici anni dalla scomparsa (salvo un tentativo fallito di rianimazione verso la meta' degli anni '80) tenta di nuovo di andare nelle edicole dall'ottobre 1996.

Il numero zero della nuova serie di "Re Nudo" (estate 1996, 32 pagine, senza prezzo, ma venduto caro) offre un interessante assaggio composto da brani tratti dal primo numero. Mentre rimandiamo i piu' coraggiosi lettori di rAn alla lettura dello stesso, segnaliamo solo che, molto opportunamente, gli editori della rivista si sono premurati di informare i lettori potenziali di aver commissionato una indagine di mercato per verificare la fattibilita' dell'impresa. Grazie a questo veniamo a sapere che il target dei lettori (circa 3 milioni, anche se gli acquirenti sarebbero 60-70 mila) e' composto da un'area "trasversale alle tradizionali segmentazioni socioeconomiche" ma certamente "medio-alto socioeconomicamente, di elevata scolarizzazione, abitante grandi e medie citta' in prevalenza del nord e del centro, di eta' compresa tra i 25 ed i 45 anni". Gli aspiranti inserzionisti pubblicitari sono avvertiti, i potenziali lettori anche.

---

A volte ritornano 2 (ancora?). Sostenuto da una campagna promozionale di tutto rispetto (una intera pagina su "l'Unita'" e spot tv) e' uscito il primo numero de "L'eco della carogna" (Mensile di illazioni e deduzioni, Agosto 1996, 48 pagine, lire 5000). Il nome della testata non ci e' del tutto nuovo (anche se non ci viene in mente, al momento, la sua origine) mentre sono ben noti i suoi redattori, dal direttore Angese a Vincino, Jacopo Fo', Jiga Melik; ed i collaboratori di questo primo numero: Staino, Scozzari, Alfredino, Cinzia Leone, Maramotti solo per citare i piu' famosi.

Si tratta, manco a dirlo, di un mensile di "satira sociale" a meta' strada fra "il Male" (ancora? eh si!) e tutte le variegate pubblicazioni che negli anni hanno cercato di imitarlo (da "Canecaldo" a "Zut"); il tutto rimescolato in salsa neoliberista che fa tanto trendy. Insieme a cose godibili (il fumetto di Scozzari, sebbene utilizzato per promuovere uno degli inserzionisti pubblicitari) troviamo robaccia (addirittura un vero o falso Antonio Lubrano contro le inefficienze dei treni veloci delle FFSS). Ma quello che piu' ci ha infastidito e' stato l'inevitabile gadget allegato: un presunto "Eau de carogne n.1" che, alla prova olfatto, si rivelava un banalissimo profumino per nasi delicati. Puah.

********************************************************************************

VIAGGIO NELL'OLTRETOMBA

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

"Cio' a cui dobbiamo prestare attenzione e' la costruzione specifica del mito nazi: vale a dire non cio' che rappresenta il mito dei nazisti, ma il razzismo, il nazional-socialismo stesso come mito. La caratteristica del nazismo (e per molti aspetti quella del fascismo italiano) consiste nell'aver proposto il proprio movimento, la propria ideologia, il proprio stato, come la realizzazione effettiva di un mito o come un mito vivente."

(P. LACOUE-LABARTHE, JEAN-LUC NANCY, Il mito nazi, Genova 1992)

Anche se te lo immagini, la "realta'" supera di gran lunga ogni previsione.

Predappio, paese d'origine di Mussolini e meta di nostalgici pellegrinaggi, e' davvero un luogo inquietante, a meta' strada tra business nazionalpopolare e produzione del mito fascista.

Oltre alla tomba, la casa natale e il museo legati al nome del dux, vi sono almeno tre negozi di souvenir che - una volta superata la repulsione nel varcarne la soglia - si rivelano una miniera di ghiotte informazioni sulla simbologia e i miti dell'estrema Destra.

In tali botteghe, ove il kitsch e' sovrano ed anche i proprietari sono palesemente fascisti, ogni cliente-visitatore puo' trovare motivo di interesse e di acquisto, dallo pseudo-intellettuale della nuova destra al coatto nazistoide, dal giovanotto militante al reduce di Salo', dal seguace di Fini al "rivoluzionario" cresciuto con le teorie di Freda.

Fare un elenco completo di tutti gli oggetti esposti e' praticamente impossibile, cosi' come sarebbe farlo della mercanzia venduta a Lourdes, ma fidando sulla memoria, si puo' ugualmente dare un'idea di tale assortimento.

Cartoline: soprattutto quelle del duce, in bianco e nero, riproducenti immagini ufficiali del regime, ma anche qualcuna "giovanile" ed alcuni ritratti iconografici a colori; con la foto della casa dei Mussolini; riproducenti manifesti bellici della RSI stile Boccasile.

Poster: generalmente con gli stessi soggetti delle cartoline. Nel negozio piu' grande, in omaggio ai clienti, viene offerto un manifestino con ritratto in quadricromia dell'ultimo Mussolini, sottolineato da una sua frase-testamento.

Gadgets: infiniti. Si va dalle bamboline (analoghe a quelle che si trovano a San Marino o in Vaticano) vestite fascisticamente e alle pins con Lui che ti guarda truce, dai portachiavi col fascio littorio agli accendini Bic con la faccia del segretario di AN e la scritta FINIMONDO (?!) oppure col profilo del duce, il solito fascio, etc...

Militaria: medaglie e distintivi (soprattutto riproduzioni) del PNF, della Milizia, della RSI, della X MAS, della "Muti", della GNR, della Folgore, etc...; inoltre fibbie, cinturoni, fez da gerarca e persino camicie delle Brigate Nere.

Soprammobili: busti di Mussolini di ogni tipo, dimensione, materiale; a forma di Fiamma Tricolore; fasci littori; aquile imperiali; portacenere con la faccia del duce (ma un vero camerata come puo' spegnerci la sigaretta?).

T-shirts: di svariato tipo. Con la scritta BOIA CHI MOLLA; con croce celtica fiammeggiante; con Snoopy picchiatore; con Mussolini; contro l'aborto; con il ritratto del Che dentro un mirino e la scritta WANTED, DEAD ONLY; con un anfibio che calpesta una siringa; contro gli immigrati; anticomuniste; con il teschio e il motto delle SS...

Bandiere: tricolori di AN; della RSI; con la croce celtica; col teschio e la scritta OLTRE LA MORTE; dei pirati (ma molto piu' lugubri di quelle usate dagli squatters).

Adesivi: per tutti i gusti: da quelli della Lega d'Azione Meridionale di Cito a quelli per auto con la scritta del tipo GRAZIE A DIO SONO ITALIANO.

Libri e giornali: soltanto in uno dei tre fascio-bazaar (quello piu' grosso e dotato di serigrafia) vi era un settore dedicato alla stampa, con libri e giornali alla rinfusa, per rarissimi acquirenti. Tra i libri tutte le edizioni di Ar (quelle dello stragista Freda) comprendenti testi di Hitler, Goebbels, Evola, etc... e ben tre saggi su Nietzsche; libri di argomento storico-militare di parte ovviamente fascista; "classici" di Mishima, Gobineau, Codreanu, La Rochelle, Spengler e inevitabilmente Mussolini. Tra le riviste la raccolta completa de L'eco della fogna e le attuali Avanguardia e Controcorrente (quest'ultima con un'immagine del film Braveheart in copertina). Da segnalare, inoltre, qualche raro titolo riguardante il fascismo pubblicato da case editrici non-fasciste. Immancabili le videocassette con i discorsi dal balcone e musicassette con gli inni del ventennio o di gruppi musicali naziskin quali i "Peggior nemico".

E, come se non bastasse... cappellini tipo baseball, orecchini, bandane, sciarpe, bretelle, orologi, cravatte, fermacravatte, brocche, piatti del buon ricordo, monete commemorative, boxer con la scritta BOIA CHI MOLLA (sic!), penne e quant'altro, tutto rigidamente FASCIO STYLE.

Alcune considerazioni

- Molti degli articoli piu' venduti (magliette, accendini, spillette...) sono a prezzi ultraeconomici, quasi sottocosto, tanto da far ritenere che dietro vi sia un qualche finanziamento-investimento a scopo di propaganda.

- Nonostante scomuniche e polemiche, non si riscontra una reale separazione tra la Destra "perbene" e quella con la testa rasata: Fini e Hitler sembrano convivere nello stesso immaginario senza particolari problemi.

- Seppure il commercio di simile paccottiglia risulti assai fiorente, di tali souvenir se ne vedono in giro ben pochi; sembrano quindi destinati ad un uso ristretto: in casa, tra camerati, alle manifestazioni o allo stadio.

- Pur non amando la legalita', non si puo' fare a meno di notare che un Ministro dell'Interno avrebbe piu' di una ragione per intervenire (reati quali "apologia di fascismo" e "istigazione all'odio razziale" sono palesi); evidentemente pero' Predappio gode di una speciale immunita'.

- Almeno sul piano simbolico, la contrapposizione politica con la Lega Nord e' quasi assente, mentre rimane ben viva quella contro i "rossi", la Resistenza e i negri.

- Dietro l'aspetto piu' folcloristico emerge una realta' di un centro, estremamente attivo, di propaganda razzista e neofascista (i compagni prendano nota).

MATANGO

********************************************************************************

ROSSANDA = FEDE

^^^^^^^^^^^^^^^

D'ora in poi, i pochi che sono capaci di giudizio sono costretti a tacere e a poter parlare e' solo chi e' del tutto incapace di avere opinioni e giudizi propri, ed e' la semplice eco di opinioni altrui: tuttavia, proprio costoro sono difensori tanto piu' zelanti e intolleranti di quelle opinioni. Infatti, in colui che la pensa diversamente, essi odiano non tanto l'opinione che egli professa, quanto l'audacia di voler giudicare da se', cosa che essi stessi non provano mai a fare, e in cuor loro ne sono consapevoli. (Pierre Bayle, Pense'es sur les come'tes, 1704)

Ha scritto Ignacio Ramonet in prima pagina su Le Monde Diplomatique (febbraio 1996): "Una recente inchiesta rivela che la fiducia dei francesi nei media e' crollata (...) Un atteggiamento cosi' sospettoso non e' sano in democrazia. In primo luogo, perche' mette in discussione la funzione civica dell'informazione, che e' quella di orientare l'opinione dei cittadini, il che in definitiva influenza il suffragio popolare."

Nel suo preoccupato articolo (Media in pericolo) l'autore ha avuto l'indubbio merito di esporci quello che e' il pensiero democratico-progressista sul ruolo dell'informazione, mettendolo seppur involontariamente cosi' a nudo tanto da sgomberare il campo da ogni possibile equivoco.

Chi infatti e' per una comunicazione antiautoritaria non puo' infatti non dissentire radicalmente da tale visione. Quali appassionati seminatori del sospetto e della diffidenza verso l'informazione mediata del dominio, al contrario, non possiamo che rallegrarci se il dubbio si insinua e cresce tra lettori-spettatori ed anzi consideriamo negativo il fatto che si nutrano ancora illusioni sulla cosiddetta informazione "di sinistra", stampata o video che sia.

Basta vedere l'assoluta mancanza di pudore con cui questa si e' subito allineata col "nuovo" governo progressista, rinunciando a qualsiasi funzione critica per "non fare il gioco delle destre", dopo aver ironizzato per anni sul servilismo berlusconiano di un Emilio Fede (emblematica in questo caso la risposta senza argomenti di Rossana Rossanda ad un sensato articolo di Marco Revelli su il manifesto).

Tornando a Ramonet, appare centrale la frase secondo cui la funzione civile dell'informazione sarebbe quella di orientare l'opinione dei cittadini. Questo assunto e' peculiare da sempre di ogni regime e bisogna chiedersi in cosa differisca la sua applicazione socialdemocratica da quella prospettata nell'ipercitato 1984 di Orwell.

La logica di controllo e' identica: c'e' sempre qualcuno al posto di comando che decide come devono pensare i sudditi e ne pilota il volere attraverso i suoi altoparlanti. L'unica differenza tra un regime totalitario, fascista o stalinista, ed uno democratico e' che nel primo risulta violenta ma palese, senza mascheramenti, mentre il sistema democratico persegue gli stessi scopi dando al cittadino l'illusione di essere libero di pensare e di decidere, attraverso la partecipazione, il suffragio popolare e magari l'autogoverno.

Se non si comprende questo si rischia di cadere dalle nuvole come succede a Ramonet quando afferma a conclusione del suo articolo: "Tutto cio' contribuisce a sviluppare nei cittadini la sensazione che numerosi giornali non svolgano piu' il loro ruolo di contropotere, e che lo spirito democratico sia in fase di regresso. E che bisogna dunque tornare a mobilitarsi per difendere la liberta' d'espressione e l'indipendenza della stampa."

La liberta' d'espressione - dovrebbe ormai essere trasparente - non puo' passare dalle redazioni della stampa ufficiale o dagli schermi televisivi, dove l'ultimo degli scopi e' lasciare che le persone si orientino con le proprie bussole.

La partita e' quindi un'altra e si gioca su campi diversi: sviluppare l'autonomia delle intelligenze, la socializzazione del sapere e la consapevolezza dei soggetti sociali.

Contro ogni mediazione.

Jean Rabe

********************************************************************************

distruzioni per l'uso

PARLARE & SCRIVERE COME UN VERO SITUAZIONISTA

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Tutti voi avrete letto con apprensione l'ennesimo "colpo" di Luther Blissett, che, dopo aver dato una sola a Mondadori con il falso "Net Gener@tion", avrebbe confezionato un apocrifo di Hakim Bey ("A ruota libera", Castelvecchi 1996) per colpire il conformismo dell'area underground italiana.

Non e' detto che su uno dei prossimi numeri di rAn non si scriva qualcosa di piu' lungo a proposito di questa personalita' multipla, per adesso vi regaliamo un piccolo manuale indispensabile a non fare cattive figure nella societa' della falsificazione e della simulazione.

LB

---

Parlate e Scrivete come i situazionisti!

1. Imparate il francese. Nessun situazionista che si rispetti puo' sognarsi di non conoscerlo.

2. Utilizzate sempre un linguaggio il piu' oscuro possibile. Saccheggiate dal vocabolario i termini piu' astrusi ed usateli spesso. Non scrivete "le cose vanno male" ma "il meccanismo di formazione della cultura si somma alla reificazione delle attivita' umane che fissano la vita e i modelli di trasmissione dell'esperienza da una generazione all'altra per quanto attiene alla trasmissione dei bisogni; una reificazione in lotta contro la dominazione del passato sul futuro".

3. In particolare sono di fondamentale importanza le parole "noia" ("non c'e' nulla che essi possano fare per diminuire la loro noia"), "poverta'" (dell'universita', dell'arte) e "piacere". Questi termini sono uno strumento indispensabile nel corredo del giovane situazionista ed il loro uso vi sara' di grande aiuto per aumentare il vostro prestigio all'interno della comunita' situazionista.

4. Fate continui riferimenti a movimenti artistici vecchi di almeno settanta anni come Dada e Surrealismo. Inserite spesso dei riferimenti a questi nelle vostre conversazioni anche se c'entrano poco o nulla.

5. Attaccate con veemenza "L'Universita'" e "L'Arte" ognivolta che vi e' possibile (frasi come "il cumulo di concime dell'arte" o "il puzzo dell'arte" sono particolarmente efficaci). Iscrivetevi alla scuola piu' prestigiosa che trovate e fate in modo che la vostra cerchia di amici sia composta da almeno l'85% di artisti.

6. Coltivate una presunzione e un comportamento al limite della megalomania. Attribuitevi il merito delle rivolte spontanee che scoppiano in qualsiasi angolo del mondo anche se vengono organizzate da chi vi disprezza o vi si oppone.

7. Denunciate ed escludete spesso le persone. Mantenete molto piccolo ed esclusivo il vostro gruppo ma fategli credere che ogni uomo, donna e bambino dell'Emisfero Occidentale ha una intima familiarita' con i vostri scritti, anche se in realta' li conoscono solo dieci persone.

8. Imparate il Detournment. Ritagliate un fumetto famoso (tipo Terry ed i Pirati o Flash Gordon) e cambiategli i dialoghi. Utilizzate a piene mani il linguaggio situazionista, sara' divertente.

9. Utilizzate il metodo marxiano di ribaltamento del discorso. Questo e' un segnale sicuro per far capire alle persone che voi siete un situazionista o state per diventarlo: "l'irrazionalita' dello spettacolo spettacolarizza la razionalita'", "la produzione separata come produzione della separazione".

10. Fate riferimento al "proletariato", alle "fabbriche" e ad altre immagini operaie quanto piu' spesso vi e' possibile, ma in nessuna circostanza vi associerete o lavorerete con veri proletari (alcuni lavori accettabili per un situazionista sono: studente, professore, artista).

11. In ogni caso evitate accuratamente tutti i ripugnanti comportamenti proletari tipo: cappellini da baseball, magliette con l'immagine di un gruppo rock, poster di Snoopy o Garfield (non importa quanto "politici" siano) e le volgari sigarette americane.

[Apparso originalmente sulla zine Shoe Polish Week, lievemente modificato]

==============================================================================